Da dove nasce la plastica? Per fare la plastica si parte dal petrolio.
Il petrolio, messo all’interno di enormi torri, viene scaldato e fatto
bollire: in questo modo le varie sostanze di cui è costituito si
separano (perché hanno diverse temperature di ebollizione) e si
sistemano all’interno della torre in posizioni diverse. Si ottengono così
gas, benzine, cherosene, nafta e un prodotto chiamato virgin nafta da
cui derivano le plastiche.
Da questo punto il processo si complica un po’: la temperatura viene
aumentata e diminuita molto velocemente, e così facendo si ottengono
i monomeri, microscopici anelli che legati tra loro, formano una catena,
il polimero. A occhio nudo questo ha l’aspetto di una pasta bianca
che, messa in una macchina, ne esce sotto forma di piccoli grani, simili
a chicchi i riso. Questa è la plastica. Ora basta aggiungere coloranti
e additivi, lavorarla, e si trasformerà in bottiglie, maglioni,
paraurti.
C’è plastica e plastica
A guardarle così le plastiche sembrano tutte uguali, ma in realtà
ciascuna ha caratteristiche chimiche che la rendono unica e adatta a un
uso specifico. Solo il PET, ad esempio, è in grado di trattenere
l’anidride carbonica: per questo è usato per le bottiglie contenenti
bevande gassate.
Con il PVC, invece, si fanno bottiglie e flaconi per saponi e detersivi,
nastro isolante, fili elettrici, tubi. Di PP sono le siringhe, i pennarelli,
le vaschette per il formaggio. I sacchetti “di plastica” per
l’immondizia, per la spesa, per surgelare cibi nel freezer sono di PE.
Riciclare le plastiche
Anche la plastica, come molti altri materiali, può essere facilmente
riciclata. Il primo, fondamentale passo per il riciclo è la separazione
già nella pattumiera di casa, per poi depositare i rifiuti plastici
nei cassonetti che indicano “plastica”. Se sono bottiglie e
flaconi potete schiacciarli: in questo modo occuperanno pochissimo spazio
e sarà ancora più facile e pratico trasportarli al loro
cassonetto.
Una volta buttati nei cassonetti apposti, i nostri oggetti di plastica
vengono raccolti e portati ad impianti dove vengono pressati per essere
poi avviati alle fabbriche dove inizia il riciclaggio vero e proprio.
La prima fase è quella di “selezione”: gli oggetti provenienti
dai cassonetti vengono divisi per tipo di polimero. Per riconoscere e
separare le plastiche le si immergono nell’acqua (e si separano
così le plastiche più pesanti, che vanno a fondo, da quelle
più leggere, che galleggiano). Poi si utilizzano i raggi X che
riescono a “riconoscere” i diversi tipi.
Una volta divise vengono macinate, lavate e trasformate in scagliette
pronte per essere avviate alla lavorazione di nuovi oggetti.
Nuova vita… nuove forme
Negli ultimi anni si sono aperte diverse strade per dare nuova vita alle
materie plastiche: il riciclaggio meccanico, quello chimico e la termovalorizzazione.
Dal riciclaggio meccanico è possibile ottenere nuovamente delle
materie plastiche che prendono il nome di “materie prime seconde”:
questo significa che le caratteristiche del materiale riciclato sono identiche
a quelle iniziali, ricavate direttamente dal petrolio. Si ottengono così
plastiche che si chiamano omogenee. Sono tre: PET riciclato, PVC riciclato,
polietilene riciclato, e da esse è possibile produrre nuovi oggetti
(ma non quelli che prevedono il contatto con i cibi).
Quando la separazione delle diverse plastiche è invece troppo
difficile, la plastica può essere ugualmente riciclata. Gli oggetti
plastici di diverso genere vengono mescolati, lavati e triturati: nasce
così la cosiddetta plastica eterogenea, con la quale si producono
tubi per staccionate, panchine, vasi per fioriere, giochi per bambini.
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Questo si, questo no
SI
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NO
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Contenitori alimentari Bottiglie per acqua, bibite, olio, latte, flaconi per sciroppi, creme, salse, yogurt, confezioni rigide per dolciumi (scatole trasparenti e vassoi interni), confezioni rigide e flessibili per alimenti in genere (es: affettati, formaggi, frutta, verdura), buste e sacchetti per alimenti (es: pasta, riso, patatine, caramelle, surgelati), vaschette porta uova, vaschette per alimenti, carne e pesce, vaschette e barattoli per gelati, contenitori per yogurt, creme di formaggio e dessert, barattoli per alimenti in polvere, film e pellicole per alimenti, contenitori vari per alimenti animali, coperchi, cassette per prodotti ortofrutticoli e alimentari in genere, reti per frutta e verdura, i poliaccoppiati in tetrapak (brick del latte e del succo di frutta)*. Contenitori non alimentari |
Rifiuti sanitari e ospedalieri (es. siringhe, sacche per plasma, contenitori per liquidi fisiologici), beni durevoli in plastica (es: elettrodomestici, articoli casalinghi, complementi d’arredo), giocattoli, custodie per cd, musicassette, videocassette, piatti, bicchieri, posate di plastica, canne per irrigazione, barattoli e sacchetti per colle, vernici, solventi, grucce appendiabiti, borse, zainetti, posacenere, portamatite, bidoni e cestini, portarifiuti, componentistica ed accessori per auto, sacconi per materiale edile (es: calce e cemento, imballaggi con evidenti residui del contenuto (rifiuto pericoloso, non pericoloso o putrescibile). |
* NOTA: per il riciclo del tetrapak occorre informarsi sulle diverse modalità attivate nel proprio comune (vedi www.tiriciclo.it): a seconda delle realtà questo materiale può essere inserito nei raccoglitori del multimateriale (con la plastica il vetro e le lattine) o in quelli della carta.
Nel Comune di Massa utilizzate i contenitori della multimateriale. |